Camillo e Costantino Linguella hanno presentato il loro lavoro su Torre del Greco, rievocando il passato e rinverdendo le tradizioni per costruire il futuro di cui già si vedono alcuni significativi passi. Ha portato i suoi saluti il sindaco di Torre del Greco Luigi Mennella.
La presentazione del libro
Il 6 giugno 2025 nel salone del Circolo Nautico di Torre del Greco si è svolta la presentazione del libro scritto dai fratelli Camillo e Costantino Linguella “ Torre del Greco: il riscatto, identità e tradizioni – Storie piccole nelle grandi storie. Moderatore eccezionale l’impagabile Aniello Sammarco. E’ intervenuto anche il sindaco di Torre Luigi Mennella che ha portato il suo saluto ed un prezioso contributo sue prospettive della città, partendo dalle riflessioni contenute nel libro.
La storia di Torre del Greco si può dire che si sviluppa e si dipana attorno alle sue tradizioni, partendo dall’esperienza più famosa del riscatto baronale, dalla festa dei quattro altari e dalla Festa dell’Immacolata che vale la pena ricordare perché videro protagonisti il popolo torrese, in prospettiva veramente delle Storie piccole nelle grandi storie, tenendo presente che la somma di tante piccole storie fanno la storia universale. Rinfrescarne la memoria intrecciandole con la realtà contemporanea di Torre è stato ritenuto un atto dovuto per i fratelli Linguella.
Il riscatto baronale
Torre del Greco nel 1600 era un feudo, con una forte potenzialità agricola e marittima, ma era strozzata nella sua crescita economica dalla feudalità.
Sicuramente tutti quanti abbiamo se non letto, almeno visto al cinema o in televisione i Promessi Sposi, quindi si ha un’idea dell’ambiente, dei costumi, come spadroneggiavano i nobili feudatari. Insomma, le figure di Don Rodrigo e dei suoi “bravi”, degli stenti del popolo ci sono familiari. Siamo nel milleseicento in pieno dominio spagnolo sia a Milano che a Napoli.
Quando nel 1698 Nicola Maria Carafa, Principe di Stigliano, l’ultimo Capitano di Torre morì senza lasciar eredi i torresi pensarono che fosse giunto il momento di affrancarsi dal gioco feudale ed essere protagonisti del proprio destino. Si scelse la via della trattativa con il vicereame perché era assolutamente escluso che la liberazione potesse avvenire con una ribellione, una sommossa rivoluzionaria, in quanto era ancora vivo il fallimento della rivolta di Masaniello del 1647 soffocata nel sangue e la galera, lasciando tutto peggio di prima.
Tutti fecero uno sforzo enorme e nessuno si sottrasse a quello che oggi chiameremmo “impegno civico”. La memoria di questo scatto civile da quel momento fu indissolubilmente legata alla festa dei 4 altari.
Le feste sono la celebrazione di un evento eccezionale per mantenerne vivo il ricordo e costituiscono il cosiddetto “patrimonio immateriale” di una comunità. Col tempo i fatti che hanno dato origine alla ricorrenza sfumano, assumono dimensioni diverse, tutto si sposta sull’aspetto ludico, quando addirittura non vengono soppresse.
La primavera torrese
L’abbandono di questa festa fu la presa d’atto della fine di un periodo aureo torrese e la rassegnazione ad una indolente stagnazione se non di un marcato regresso socio-economico.culturale
La sua ripresa avvenuta nel 2024 segnala una volontà di ripercorrere un percorso diametralmente opposto.
Torre del Greco ha una storia ricca di sfide e rinascite. Due momenti cruciali hanno segnato il nostro cammino: il primo di inizio di un periodo di feconda operatività e relativa prosperità, il riscatto baronale del 1699 , il secondo, sempre di partecipazione popolare, che simbolicamente chiude l’epopea iniziata con il riscatto e cioè lo sciopero dei marittimi del 1959.
Dopo un grigio periodo involutivo
Torre del Greco, all’ alba del duemilaventitré, si trovava in condizioni estremamente negative, degrado senza speranza di recupero. Torre era reduce dal post covid che aveva lasciato in città molti contagiati e purtroppo tantissimi lutti, tanto da essere chiamata nel 2020 la Lodi o Codogno del sud. Questo, inoltre, accadeva dopo il tracollo finanziario della compagnia di navigazione Deiulemar, che aveva provocato un ulteriore impoverimento dei patrimoni, per circa un miliardo di euro complessivi.
A tutto ciò si aggiungeva l’impoverimento intellettuale e civile della società torrese, conseguente al trasferimento dei giovani, laureati e non, dalla città verso l’Italia del nord in buona parte, e all’estero in misura minore, per scelta ma soprattutto per necessità.
Come reazione a questo stato di cose, un gruppo di persone raccolte attorno all’ avvocato Luigi Mennella, animati dall’amore per la propria città, decisero di impegnarsi per cambiare il senso di marcia della comunità e cioè creare le condizioni e lavorare per uno sviluppo autoctono ma integrato, come deve essere inevitabilmente una città europea negli anni 2000. E cosi, è stata disegnata una progettualità strategica che pone come obiettivo la trasformazione della città, da nostalgica nobildonna decaduta, ad artefice di una trasformazione socioeconomica che la vedesse partecipe di un nuovo rinascimento economico, sociale e culturale puntando sul turismo e valorizzando tutti gli asset presenti sul territorio, a partire da quelli classici legati al mare, all’artigianato tradizionale, l’agricoltura e la floricultura.

I saluti del sindaco di Torre del Greco Luigi Mennella
Nel suo seguito ed appezzato intervento di saluto agli autori, il sindaco di Torre del Greco, Luigi Mennella ha rapidamente illustrato le motivazioni che hanno portato la sua amministrazione alla ripresa della festa nel 2024 sottolineandone l’importanza e la necessità di darne un taglio nuovo e più partecipativo, come dire innovazione senza abbandonare la tradizione. “La festa fa parte del DNA dei torresi” ha sottolineato. Ogni torrese sia quello rimasto in città, sia quello “espatriato “, perché costretto a lasciarla, due cose porta nel cuore: la festa dei 4 altari e la festa dell’Immacolata. Quest’anno, ha affermato il sindaco, si punta ad una festa 2.0 tale da farla diventare un punto centrale del rilancio cittadino e creazione di appuntamento ludico culturale ed economico per la creazione di un indotto che vada oltre ai soggetti direttamente interessati per riverberarsi su tutti. Già oggi ha detto si assiste ad un notevole incremento turistico fatto sia di torresi che vivono fuori sia di turisti attratti oltre che dalle bellezze locali, dal fascino della festa in sé. Sbaglia chi parla di spreco, di risorse da dirottare su altre necessità. Non si sacrifica nessuna priorità, e riteniamo tuttavia che anche la cultura è motore di sviluppo economico.
La festa dell’Immacolata 2024
Significativa nel breve saggio è il racconto della personale esperienza di Costantino sulla festa dell’Immacolata e specialmente nella passata edizione del 2024 che lo ha visto protagonista dell’ideazione del carro trionfale. Per lui centro di gravità permanente è da sempre l’otto dicembre, La festa dell’Immacolata che a Torre del Greco ha un significato speciale.
Nei giorni della festa, il popolo di Torre del Greco riesce a sciogliere l ‘insieme di variegate individualità diventando comunità. Una comunità che chiede speranza e futuro, protezione e attenzione, amore e lavoro. Il perno della festa sta nella costruzione del carro votivo (macchina da festa) che dal 1862 viene costruito per ringraziamento alla Vergine Immacolata , che intercesse durante l’ eruzione vesuviana del 1861. Ebbene per il 2024 ebbe il privilegio e l’onore di avere l’incarico dal Parroco Don Giosuè Lombardo, a cui sarà sempre grato, di preparare il progetto del carro votivo dell’anno stesso.
La presentazione del libro è stata vivacizzata con riusciti innesti canori e la recita di una scena sul Riscatto.
Hanno preso parte alla serata Rosalba Pernice, Antonio Crispino, Salvatore Vitiello, Decio Delle Chiaie, Marina Bruno e Giuseppe di Capua.
Il libro è reperibile su Amazon



