Dal discorso di Draghi nessun accenno al “Piano Sud 2030”

Il 14 febbraio 2020 quasi un anno fa, l’allora ministro per il Sud Giuseppe Provenzano presentò il piano di rinascita per il Sud con relative slide chiamato Piano Sud 2030. In quell’occasione l’ex ministro ebbe a scrivere:
Manca il lavoro buono, certo. E servizi di qualità: scuola, salute,
mobilità. Ed i giovani se ne vanno. Ma la prima causa della fuga, o della fatica di quelli che restano, è l’incertezza e la sfiducia sulle prospettive di futuro del Sud, da qui a dieci, vent’anni.
L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. La sfida del Sud è la più difficile di
tutta la nostra storia unitaria.
La politica ha il compito di creare e diffondere condizioni di benessere, accelerare e supportare i processi virtuosi. La premessa è dare risposte alle emergenze e ai bisogni, dove necessario riconquistare territori e cittadini alla legalità.
Lo sviluppo e la coesione sono “missioni”. Non riguardano solo i meridionali, ma tutti coloro che sono impegnati nella battaglia per rendere l’Italia un paese più giusto e avanzato”
.

la firma del protocollo fra Provenzano ed Arcuri

Poi il 18 dicembre 2020, circa due mesi fa quindi, nonostante l’impatto catastrofico della pandemia, è stato firmato un protocollo tra il Ministro per il Sud e Invitalia.

Il Protocollo regola le modalità di collaborazione per il raggiungimento di alcuni dei principali obiettivi stabiliti dal Piano Sud 2030, come le nuove politiche industriali regionali specie quelle che si collocano sulla frontiera dell’innovazione.

In particolare, le linee di intervento congiunte riguarderanno la realizzazione di specifiche “Azioni di Sistema” per il miglioramento della capacità amministrativa delle amministrazioni della coesione, il rafforzamento dei Contratti di Sviluppo e delle altre misure di Invitalia volte a sostenere gli investimenti industriali e innovativi e la crescita tecnologica e dimensionale delle imprese del Mezzogiorno (Fondo “Cresci al Sud”).

Il Protocollo ha una durata di sette anni, per garantire il necessario orizzonte di lungo periodo degli interventi e l’accompagnamento dei cicli di programmazione comunitari e nazionali.

Oggi nel suo discorso programmatico al Senato Draghi ha detto le cose ovvie che immaginavamo con misurata ma immancabile retorica. Infatti le borse non hanno festeggiato. nonostante facesse capire che sarebbe finito l’assistenzialismo industriale. Infatti ha detto che “il ruolo dello Stato e il perimetro dei suoi interventi dovranno essere valutati con attenzione. Compito dello Stato è utilizzare le leve della spesa per ricerca e sviluppo, dell’istruzione e della formazione, della regolamentazione, dell’incentivazione e della tassazione” . Cioè niente più lo Stato che gestisce l’economia come sta facendo ora per l’ex Ilva e l’ex Alitalia. Vedremo

In merito al Mezzogiorno anche qui un trionfo dell’ovvio senza nessun riferimento al Piano Sud 2030. Se ne sarà dimenticato oppure ne ritiene ovvia la realizzazione, sia pure con qualche aggiustamento di sano realismo? Non è dato da sapere perchè sul Meridione si è limitato a dire:
Aumento dell’occupazione, in primis, femminile, è obiettivo imprescindibile: benessere, autodeterminazione, legalità, sicurezza sono strettamente legati all’aumento dell’occupazione femminile nel Mezzogiorno. Sviluppare la capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, investire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre creare un ambiente dove legalità e sicurezza siano sempre garantite. Vi sono poi strumenti specifici quali il credito d’imposta e altri interventi da concordare in sede europea.

Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation EU occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza.”

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