Nel 2019 un Natale come comanda Dio
L’ultimo Natale trascorso come Dio comanda, avrebbe esclamato Luca Cupiello che in materia se ne intendeva, è stato indubbiamente quello del 2019. Non mancò niente, il freddo quanto basta, i mercatini natalizi che solo a guardarli portano un’aria di spensierata gaiezza, i negozi rutilanti di luce, pieni di addobbi di Natale per preparare l’albero e in alcune case anche il Presepe.
Le filodrammatiche del Sud hanno preparato Natale in Casa Cupiello e la Cantata dei Pastori e i mercati, botteghe, supermercati e centri commerciali gremiti di gente affaccendata a comperare il cibo per il doppio pranzo della vigilia e del Natale. Nelle pescherie nuotavano pigramente anche i capitoni ormai soppiantati dagli astici e dalle aragoste ( ma congelate).
Messa a mezzanotte eccetera eccetera compreso coloro che hanno “messo il Bambino alla capanna” dopo la tradizionale processione casalinga con le candeline accese.
La Cina è vicina
Non si era ancora dissolto il fumo dell’ultimo biancale acceso per festeggiare la venuta del 2020 quando siamo stati raggiunti dalla notizia della strana malattia ai polmoni in una remota regione della Cina e dopo un po’ ci siamo realmente resi conto di quanto la Cina è vicina.
All’inizio del 2020 con le feste passate bene alle spalle, le notizie provenienti dal paese di Marco Polo non ci avevano spaventato più di tanto. Guardavamo un po’ diffidenti tutti coloro che avevano fattezze riconducibile ad orientali. Prudentemente smesso di andare negli economici ristoranti sino-nipponici a mangiare involtini primavera e sushi. Non eravamo spaventati perché avevamo alcune ferree convinzioni, rapidamente evaporate con l’incalzare della novella peste.
La principale è che non potevano ripetersi le scene descritte nelle varie pestilenze di cui si ha storica conoscenza, quella di Atene verso il 429 avanti Cristo, quella degli imperatori “antonini” del 165 dopo Cristo, quella descritta da Boccaccio scoppiata a Firenze nel 1348, quella di Milano nel 1630 e quella di Napoli del 1656!
L’illusione di una “cosa veloce” da sconfiggere
La seconda convinzione poggiava sugli strabilianti progressi in campo medico e al miglioramento degli stili di vita igienico sanitario per cui in quattro e quattr’otto tutto sarebbe stato archiviato (pensavamo).
Di conseguenza le prime restrizioni sono state accolte senza particolari patemi d’animo, con canti e balli dai balconi e concomitante esibizione di striscioni con la scritta “ Ce la faremo”.
Un po’ come circa quaranta anni fa quando nell’ottobre del 1973 a causa della crisi petrolifera per effetto dell’embargo dell’OPEC, presero il via le ”Domeniche a piedi” a causa del divieto di circolazione imposto alle auto private. Fu un tripudio di biciclette nei centri storici, si rispolverarono carrozze e si videro cavalieri in sella a quasi focosi destrieri andare a zonzo per le vie cittadine, che lasciarono sull’asfalto copiose testimonianze del loro passaggio.
E invece ….
Invece abbiamo subito un durissimo lockdown, dovuto compilare ben 4 diverse tipologie di autocertificazione per poterci muovere da un posto all’altro, la necessità di ricorrere al lavoro a distanza e alla DAD per gli studenti, la chiusura di tutte le attività economiche ritenute non necessarie, come quello dei servizi, della ristorazione, del divertimento eccetera. Qualcuno ricorda, così per caso il dramma dei Circhi equestri, già perseguitati ma non aiutati dagli animalisti. I malcapitati lavoratori dei circhi si sono trovati senza attività e con animali da mantenere a carico e pochissima solidarietà.
La frattura fra i lavoratori garantiti e quelli in nero
Conseguente alla paralisi economica, la frattura nella società italiana è stata marcata e pesante e gli effetti si protrarranno ancora per parecchio tempo. Da una parte coloro ai quali lo stop economico non ha inciso granchè, trattandosi di lavoratori garantiti o super garantiti. Dall’altra tutti gli altri con nessun tipo di tutela che hanno vissuto una tragedia immane specie per chi non per loro scelta lavoravano in nero con scarsi aiuti del welfare ufficiale. Fra questi due blocchi sociali la differenza è stata enorme. I primi a disquisire se lo smart working non rovinava gli equilibri di coppia e a pretendere il congedo parentale, i secondi senza poter pretendere nessun congedo parentale perché senza lavoro, alla ricerca dei “buoni spesa” succedanei dei pacchi per mangiare come succedeva negli anni 50 quando nelle chiese si distribuivano dei pacchi contenenti pomodoro spaghetti e latte condensato e sopra c’era scritto “dono degli USA all’Italia” ( me li ricordo ancora).
Lo Stato è stato sollecito comunque a distribuire delle provvidenze che almeno hanno ridotto anche se parzialmente molte difficoltà.
L’illusione di avercela fatta
Poi verso l’estate del 2020 sembrava che cominciasse a “schiarare giorno“, a vedere la luce in fondo al tunnel, ma non avevamo fatto conto delle variazioni, specie la micidiale variante Delta. Partita dal Regno Unito, che uscito dalla UE con la Brexit ci aveva fatto questo cadeau, è dilagata velocemente ovunque. Quindi ad ottobre 2020 nuova quarantena obbligatoria per tutti e coprifuoco alle 22.
Niente Natale o meglio un Natale sotto tono poca voglia di festeggiare, per non parlare del veglione di Capodanno di fatto proibito.
Comunque i progressi della scienza non sono rimasti al palo e bruciando le tappe e per questo suscitando motivate perplessità sulla loro efficacia e sicurezza, sono stati approntati ben 5 vaccini. Due approntati da parte di Stati che molti Governi perché forse investiti direttamente da Dio, hanno giudicato poco affidabili, quello della Russia (Sputnik) e della Cina (Sinovax), e tre dal cosiddetto Big Pharma: Moderna, Pfizer, quello del viagra, e Astrazeneca. Questi cinque vaccini hanno eretto una diga contro il virus evitando un’ennesima ecatombe.
La forte campagna vaccinale italiana
Cambiato il governo, perché dal 1948 in Italia con ogni cambio di stagione, si cambia anche il governo, nominato Draghi presidente del consiglio e costui nominato il gen. Figliolo come dispensatore di vaccini, finalmente è partita la vaccinazione di massa, cui ha risposto il 90% della popolazione italiana. All’inizio un po’ perplessa sugli esiti delle inoculazioni dopo le polemiche su Astrazeneca, ma man mano che procedevano senza sfracelli, c’è stato un boom di vaccinati.
La curva ha cominciato a decrescere e noi a tirare un sospiro di sollievo, sollievo durato ahimé poco, perchè di fronte alla cosiddetta quarta ondata, che attualmente imperversa ovunque, un senso di sconforto si è IMPADRONITO DI TUTTE LE ANIME SENSIBILI, tranne le Cassandre di professione sempre in servizio permanente effettivo.
Anche quest’anno la storia si sta ripetendo, ma grazie ai vaccini lo scenario è diverso. L’estate è trascorsa tranquilla, settembre felice finchè nei paesi con scarsa percentuale di vaccinati, Romania Bulgaria, Russia, ma anche da quelli ad elevata percentuale come Israele e Gran Bretagna, la curva degli appestati è salita improvvisamente e minacciosamente. Intanto ci fa tremare il pensiero di nuove chiusure che ora sarebbero più letali della pandemia stessa, dal punto di vista psicologico, sociale, economico e politico e perfino sanitario, un cocktail pericoloso che potrebbe addirittura minare le istituzioni.
Per cui mentre si scoprono presunte miracolose medicine anticovid sulle quali è lecito avere al momento delle perplessità, è partita la campagna per la terza dose. Si farà anche quella, fine a quando, come coloro che hanno la pressione alta si prendono una pilloletta al giorno, ci faremo un booster mensile, cioè un richiamo ogni mese (o almeno ogni anno come per la vile influenza che nessuno menziona più)!
La questione dei no Vax
Nel frattempo, complice anche il prolungarsi dello stato di emergenza e in base ad varie motivazioni, in cui quelle giuste e comprensibili sono ormai largamente minoritarie, una moltitudine variegata che raccoglie agitatori di professione, reduci dei no TAV no Tap no inceneritori, no all’espianto delle piante di ulivo, non al raddoppio della ferrovia fra Ancona e Falconara marittima perché rovinano l’habitat di passeri e fringuelli, più disturbati vari, questo aggregato eterogeneo sotto i vessilli di no Vax e no Green Pass, si è assunto il compito di oscurare l’orizzonte anche del prossimo Natale per rovinarcelo.
Voglio ricordare che quando scoppio l’epidemia di colera a Napoli nel 1973 in 5 giorni si vaccinarono 900.000 persone con calma, ordine e senza proteste. A Napoli! Questo fatto, un borbonico progressista non può sottacerlo.
Negli ultimi tempi avevamo tralasciato un po’ di aspettare il bollettino quotidiano per vedere il numero dei nuovi contagiati, ma ora siamo di nuovo lì ad attendere con il cuore sospeso, contando i nuovi contagi ed i giorni che ci separano dalle feste di fine anno, sperando in un intervento provvidenziale che tutto freni e risolva.
Quindi speriamo quest’anno di potere fare un Natale come comanda Dio.