Nel museo del Risorgimento Italiano ubicato a Roma nell’Altare della Patria, la presenza dei Borbone vi è appena accennata ma solo in quanto sconfitti. Per il resto nessuno spazio all’impresa dei Mille, poco a Mazzini, molto a Garibaldi e a Vittorio Emanuele II. C’è anche Cavour naturalmente, ma di sfuggita.
Al centro di Roma, a piazza Venezia, si erge solenne il monumento di celebrazione del monarca che aveva fatta l’unità d’Italia e perciò detto il Vittoriano: neppure fu terminato che fu subito fatto oggetto di critiche varie da quelle degli esperti d’arte e quelli più sarcastici della gente qualunque. Si disquisì su tutto, a cominciare dal colore bianco che strideva con i gialli cromatici delle Chiese e dei ruderi romani che stanno lì intorno. Per questo fu dispregiativamente chiamato “ la dentiera” cui si affiancò con l’avanzare del progresso tecnologico, quello de “la macchina da scrivere”, perché richiamava le prime monumentali Lexicon, Continental o Remington.
Fu solo a partire dal 1921 quando il corpo di un soldato, un Milite Ignoto, privo di qualsiasi elemento di riconoscimento, e quindi ignoto, fu traslato da Aquileia a Roma. Solo da allora il Vittoriano è diventato l’Altare della Patria o Monumento al Milite ignoto, divenendo simbolo reale dell’Unità d’Italia e del sacrificio dei soldati italiani di tutte le guerre.
Ora accade che all’interno di questo monumento c’è il Museo Storico del Risorgimento. Chiuso per motivi di sicurezza durante la pandemia, ora è nuovamente visitabile, tranne la “sala delle Bandiere” che è ancora inspiegabilmente chiusa.
Accedervi non è facile, specie per chi non è più un giovincello oppure ha qualche difficoltà locomotoria. Solo dopo aver scalato alcune rampe di ampi scaloni si scopre che c’è un ascensore panoramico che volendo può essere anche utilizzato per accedere al museo.
Inoltre per le silver panthers, le pantere d’argento, non è prevista nessuna riduzione sul prezzo del biglietto e bisogna pagare 12 euro che comprende anche l’uso dell’ascensore panoramico e del museo di piazza Venezia.
Comunque entrando nel museo ci si accorge subito che quello è il museo di Garibaldi e Vittorio Emanuele II.
La presenza dei Borbone vi è appena accennata e solo come sconfitti ovviamente. Scarso spazio all’impresa dei Mille, poco a Mazzini.
Di Garibaldi mancano solo le mutande e canottiere, poi ci sono i pantaloni, il famoso cappello rotondo, la spada eccetera.
Invano troverete qualcosa sull’assedio di Gaeta per esempio, anche perché bisognerebbe conoscere cosa successe a Gaeta fra l’ottobre del 1860 ed il febbraio del 1861 per essere consapevoli. I più lo ignorano, perché la storiografia ufficiale anche oggi tende ad ignorare quest’avvenimento. In quel periodo ci fu l’assedio di Gaeta dove i borbonici resistettero 3 mesi e si arresero perché sconfitti dal tifo e non dalle armi del generale Cialdini che guidava l’assedio ed era sicuro di irrompere nella fortezza alla testa dei bersaglieri.
Per la verità appena si entra c’è la copia del decreto con il quale nel 1848 Ferdinando II concesse la Costituzione , c’è il ritratto di un ufficiale borbonico , poi per ricordare la vittoria e la sottomissione un quadro sui soldati napoletani fatti prigionieri dopo la battaglia del Volturno e un altro quadro dell’ingresso trionfale di Garibaldi a Napoli che dovette lasciare subito dopo per andarsene in volontario esilio a Caprera, partendo dal porto di Torre del Greco, secondo la ricostruzione storica che ne fece Rossellini.
Tutto qui. I 12 euro non li vale!