La Casa della Comunità è una nuova opportunità per il welfare sanitario del Sud. Le regioni del Sud sapranno vincere la sfida? O accamperanno le solite lacrimose giustificazioni
Le Regioni italiane non sono omogenee. Sono diverse per storia, lingua , tradizioni e comportamenti sociali ma i 160 anni di storia comune e mass media le hanno grosso modo abbastanza omogeneizzate.
Le Regioni non funzionano allo stesso modo
Nel 1861, con la scomparsa di un regno millenario che datava dai normanni per finire ai Borbone, avrebbe cambiato ( in peggio) il DNA comportamentale per cui non possiamo vantare un comportamento uguali da nord a sud ed isole. Che le regioni marciano a diverse velocità è un fatto acquisito. Poi ci sono fiumi di spiegazione, convegni, seminari, simposi, che cercano di spiegare la cosa, rivendicare maggiori soldi da parte di chi si ritiene più produttivo, oppure che si possono mettere in atto processi virtuosi per diminuire le differenze, ma intanto così è. Prendiamo la Calabria ad esempio, si dice che abbia un sistema sanitario disastroso., al punto tale che per mettervi una “pezza” il presidente di quella Regione ha firmato un accordo con Cuba per l’invio in Calabria di 497 medici cubani. Arriveranno «temporaneamente».
Una notizia incredibile che non ha suscitato nessuna particolare reazione né dai cittadini, né dai politici impegnati in una campagna elettorale piene di promesse di ogni tipo.
Il turismo sanitario
In campo sanitario per esempio solo per effetto del Covid è terminato ( al momento) il turismo sanitario dei meridionali verso strutture ospedaliere settentrionali. Per il semplice fatto che nel triennio 2020/22 tutta la sanità italiana è andata in black out concentrata necessariamente sulla lotta di un solo nemico comune, il Covid che comunque dopo tre anni, sta sempre là anche se noi facciamo finta di niente. Scrive Rebecca Pecori su un rivista nata da poco, Domino «ogni anno due miliardi di euro vengono trasferiti dalle regioni del Centro-Sud a quelle del Nord per fornire ai meridionali le cure che non trovano nei loro ospedali. Se si calcolano anche le spese dei parenti che li seguono si arriva a 4,6 miliardi. La sanità campana versa ogni anno nelle casse della Lombardia 320 milioni di euro».
La pandemia ha avuto un merito, quello di smascherare la presunta super efficienza del sistema sanitario lombardo e mettere a nudo le gravissime carenze sanitarie a livello capillare sul territorio.
Così si è cercato di rimediare e sulla Gazzetta Ufficiale n. 144 del 22 giugno 2022 è stato pubblicato un decreto ministeriale (DM 77/2022 del Ministero della Salute) che contiene il Regolamento sulla definizione di modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale socio-sanitaria.
Basterebbe che i politici impegnati conquistare un posto in Parlamento in nostra rappresentanza, per la prossima legislatura, si impegnassero a realizzare la metà di quanto prevede il decreto.
Potenziare la sanità sul territorio
E’ un regolamento attuativo che vuole alleggerire la pressione sugli ospedali, sui Pronto Soccorsi e ovviare alla carenza dei medici di base, i cosiddetti medici di famiglia. Insomma si vuole una Sanità a portata di mano , in gergo, “prossimità territoriale”, cioè immediatamente raggiungibile.
Il progetto è ambizioso perché punta a fornire assistenza 24 ore senza spostarsi troppo dalla propria abitazione. Le Regioni hanno tempo fino al 31 gennaio del 2023 per mettersi in regola e a quella data vedremo qual è, a livello nazionale, lo stato dell’arte e quali le Regioni, ed in che percentuali, hanno provveduto alla loro realizzazione. Così si potrà capire subito quali sono le Regioni che fanno solo chiacchiere e quali operano nel concreto. Senza dimenticare però che non si parte sullo stesso nastro di partenza. Il regolamento non tiene conto di questi differenti punti di partenza che conteranno molto sul risultato finale.
Svimez nella presentazione Anticipazioni Rapporto 2022 ha già messo le mani in avanti. Quindi siamo sempre al lacrimatorio pregistificativo.
Anche il” Forum delle società scientifiche dei clinici ospedalieri e universitari italiani» spara ad alzo zero contro questa riforma come si evince da il Corriere del 10/9/22 che oltre a denunciare l’assenza della Sanità dalla campagna elettorale, se la prende proprio su questo provvedimento affermando che “la risposta delle istituzioni è stata del tutto insufficiente, con una confusa riforma del territorio inadeguata a risolvere i problemi dell’ospedale e tra l’altro di difficilissima attuazione.”
La Casa della Comunità
Un’importanza fondamentale viene attribuita all’Assistenza Primaria.
Tutto ruoterà attorno allo sviluppo di nuove strutture territoriali, come le Case della Comunità, con il potenziamento delle cure domiciliari utilizzando modelli di servizi digitalizzati, necessari per l’assistenza a domicilio, utilizzando strumenti di telemedicina e tele monitoraggio.
Le Case di Comunità riprendono in sostanza un tentativo fatto nel 2007 dall’allora ministra della Sanità Livia Turco con le “Case della Salute” tentativo miseramente fallito anche per carenza di soldi.
Oggi però i soldi ci sono. La missione 6 del PRNN ha stanziato 8043 miliardi per la medicina territoriale, ma la difficoltà italiana molte volte non dipende dall’assenza delle risorse economiche, ma da come spenderle velocemente e correttamente, annullando la burocrazia ed infiltrazioni varie. Missioni impossibili!
Il ruolo delle Farmacie
Il decreto prevede inoltre la valorizzazione della partecipazione dei diversi attori locali (Aziende Sanitarie Locali, Comuni e loro Unioni, professionisti, pazienti e loro caregiver, associazioni/organizzazioni del Terzo Settore, ecc..).
In particolare esse assicurano quotidianamente prestazioni sanitarie come le vaccinazioni e la somministrazione di test diagnostici.
Se funzionerà la Casa della Comunità diventa lo snodo della assistenza medica per il futuro, sperando che non diventi un ambua seguito dell’esperienza Covid.
Ma mica è finito qui. Queste Case comuni, dovrebbero anche predisporre i servizi di assistenza domiciliare poter fare una visita immediata per chi non trova il suo medico di base o ne è semplicemente sprovvisto perché i medici di base non si trovano più falcidiati dai pensionamenti e scarsamente sostituiti. La Casa svolgerà quindi anche il ruolo di una specie di guardia medica in tutti i quartieri.
L’intenzione è nobile ma i problemi sono tanti e si può già fare la facile previsione che per gennaio dell’anno prossimo ci saranno solo alcune sperimentazioni in atto. Vedremo allora la capacità organizzativa delle singole regioni e questo sarà la cartina di tornasole sull’efficienza di alcune aree geografiche rispetto alle altre.