La guerra delle Statue
All’inizio cominciarono a prendersela con le statue di Colombo, imbrattandole, rovinandole e distruggendole. Istituito ufficialmente nel 1937 negli USA, il “Giorno di Colombo” ( the Columbus day”) è una festa esistente da molto prima nelle Americhe in onore a Cristoforo Colombo, che la scoprì il 12 ottobre del 1492.
Ma negli ultimi anni da eroe positivo è diventato il simbolo dell’oppressione dei popoli e apripista del colonialismo senza alcun rispetto per i diritti civili. Per cui molte autorità locali statunitensi hanno deciso di cancellare la ricorrenza festeggiando al posto del Columbus Day la “Indigenous and native people day“(festa delle popolazioni indigene, aborigene e native), “vittime del genocidio”. decidendo anche la distruzione delle statue e monumenti del genovese perchè “istigano all’odio, alla divisione, al razzismo e all’antisemitismo”.
Il nuovo maccartismo
Così il nuovo maccartismo esondato dalla diga della libertà di pensiero e d’opinione che l’imbrigliava, ora travolge e distrugge tutti i protagonisti del passato rei di qualcosa o di qualche idea non politicamente corretta oggi. Ma anche quelli del presente, finiti nel mirino, pagano dolorosamente il loro modo di essere e di esprimersi. Oltre Colombo sono finiti alla gogna Whashington, tutti i soldati e generali sudisti, attori, registi, scrittori e giornalisti; ultimi incauti colpevoli sono la puzzola Pepè ( un cartone animato) che si atteggia a latin lover ma è accusato di essere uno stupratore seriale e perfino Mozart, il perché non si è capito bene. Secondo The Telegraph, citato da il Fatto Quotidiano, l’Università di Oxford starebbe infatti considerando di cancellarlo dal piano di studi perchè sarebbe «suprematista», e veicolerebbe l’egemonia dei bianchi nella musica. Ora l’onda lunga ha raggiunto anche Philip Roth il famoso scrittore americano sempre candidato al nobel per la letteratura e mai concessogli, perché forse già si poteva vaticinare che sarebbe stato accusato dei peggiori misfatti, come la misoginia. E’ in discussione la libertà del libero pensiero per difendere il quale Giordano Bruno fu arso vivo.
La Damnatio memoriae
Partendo da una premessa giusta, quella di guardare e di esaminare la storia ed i comportamenti individuali non dal solo punto di vista di chi in genere indirizza gli orientamenti culturali di una paese, di un popolo ecc, la cancel culture è oggi una forma di boicottaggio che coinvolge un individuo (di solito una celebrità) che si ritiene abbia agito o parlato in modo discutibile o controverso specie in materia di diritti civili anche molti anni prima. Per quelli che finiscono sotto gli strali del cancel culture, le conseguenze possono essere distrutttive che va dalla perdita della reputazione e al licenziamento fino a sfociare in un vero ostracismo se non in una Damnatio memoriae. La “condanna della memoria” nel diritto romano indicava una pena consistente nella cancellazione di qualsiasi traccia riguardante una persona, come se essa non fosse mai esistita. Si trattava di una pena particolarmente aspra, riservata soprattutto ai traditori e ai nemici di Roma e del Senato.
Molti intellettuali nordamericano stanno cercando di porre un argine a questa deriva, ma con scarsi risultati almeno finora.
“Rifiutiamo ogni falsa scelta tra giustizia e libertà, che non possono esistere l’una senza l’altra. Come scrittori abbiamo bisogno di una cultura che ci lasci spazio per la sperimentazione, l’assunzione di rischi e persino gli errori. Dobbiamo preservare la possibilità di un disaccordo in buona fede senza conseguenze professionali disastrose.”
Questo è un passo della lettera aperta firmata da diversi scrittori e creativi per sollevare la questione su un uso indiscriminato, violento ed esasperato della cultura della cancellazione.
Se “Indovina chi viene a cena” è un film razzista
Ma intanto come si dice, per non sapere né leggere né scrivere, per evitare di subire ripercussioni e limitare i danni, si pratica innanzitutto una forma non dichiarata di autocensura, ma che vale per il futuro e per il passato si cerca di mettere una “pezza” . Così la Turner Classic Movies ha deciso di “riesaminare” 18 film “inquietanti e problematici” del passato, tra cui “My Fair Lady“, “Via col vento”, “Indovina chi viene a cena” , “Psycho “, che ora sono tutti considerati profondamente sessisti o razzisti o entrambi, mentre “Indovina chi viene a cena”, chi pensava che era un film antirazzista, non ha capito niente!
Né serve a qualcosa ricordare che non si può incolpare con la visione attuale i comportamenti che facevano parte di uno specifico mondo culturale.
Nei giudizi manichei manca la contestualizzazione, senza la quale non si capiscono i problemi. Ciò è anche frutto di scelte, queste si culturali, dei sistemi sociali che preferiscono evitare le tortuosità filosofiche- umanistiche, poco redditizie dal punto di vista del neo capitalismo, per puntare su una formazione tecnocratica altamente specializzata. Cioè molti ingegneri e pochi architetti. Eppure le scienze umane, dalla sociologia alla psicologia, sono enormemente sviluppate negli States, ma manca un approccio storico rinascimentale. Un fenomeno che a cascata investirà perfino l’Europa anche se il fenomeno (fortunatamente) è assente nel vecchio continente.
C’è stata qualche pallida imitazione, qualche statua imbrattata ( quella di Indro Montanelli per esempio) ma niente di più. Gli europei al momento si sono dimostrati più volterriani. E’ vero che Voltaire non ha mai detto: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire», ma la si accetta come vera perché la si trova perfettamente logica e pertinente al modo di pensare di Voltaire, ed è stata fatta propria da milioni di intellettuali e persone normali che rimangono sbigottiti dal furore puritano di caccia alle streghe di Salem che ciclicamente scuote alcune grandi Stati del nostro pianeta.
Torneremo ai roghi della Santa Inquisizione partendo dai roghi dei libri proibiti messi all’indice per finire alle persone in carne ed ossa, mandati al Rogo prima di tutto per salvare l’umanità dall’eresia e poi l’anima stessa dei condannati?