Borbonico Progressista
“Borbonico Progressista”, può sembrare un insensato abbinamento di termini contraddittori, un ossimoro per dirla con un termine più intellettualeggiante, perché si dà per scontato che borbonico è equivalente a retrogrado, reazionario, conservatore, pertanto non può essere progressista. Potrebbe essere anche così, ma non totalmente e non completamente e soprattutto portatore di una mentalità non molto diversa da quella del rimanente contesto italiano complessivo fra il XVIII e XIX secolo, fra il sette e ottocento, per essere più chiari. Per i secoli XX e XXI il discorso, se possibile è ancora più complicato e, dato il numero elevato delle variabili che interagiscono, ancora più difficile da semplificare sia per una narrazione, sia dal punto di vista economico-sociale.
Dal rifiorire degli etnicismi e dal rinvigorimento della ricerca delle proprie radici culturali e tradizionali, si sono venuti a creare filoni di pensiero, riscoperte storiche, nuovi studi filosofici e sociologici, in sostanza una specie di nuovo umanesimo, fatte le dovute e debite proporzioni. Poi queste inevitabilmente hanno avuto un risvolto sia sociale che politico. In realtà l’Italia dei Campanili, dei quartieri, delle città e delle province non è mai completamente scomparso. Come un fiume carsico, cioè quei fiumi che affiorano e si inabissano più volte, questa riscoperta ha attraversato, riaffiorando ogni tanto, tutta la storia unitaria dal 1861, cioè dall’Unità d’Italia in poi.
Innanzitutto mettiamo dei punti fermi a scanso di ogni equivoco. Il blog intende esclusivamente rivalutare un periodo storico che è stato bistrattato dalla storiografia ufficiale, senza altri fini, pur non ignorando che i Borboni un po’ borbonici lo sono stati, anche se non proprio quella negazione di Dio elevata a governo come ebbe a dire un illustre inglese che evidentemente ignorava che nel Regno Unito il popolo era trattato infinitamente peggio dei lazzari napoletani, con l’aggravante (per gli inglesi) di non poter godere neppure del tepore delle latitudini mediterranee. Basta leggere un pò Carlo Dickens, quello di David Copperfield ed Oliver Twist, per rendersi conto dell’ordinario livello di vita londinese e delle città industriali in genere.