la nascita del presepe
La storia ci tramanda che la prima rappresentazione della nascita di Gesù, con la grotta il bue e l’asinello fu fatta a Greccio, in Umbria durante la notte di Natale del 1223. San Francesco in un luogo recintato ( da cui la parola presepe) fece portare del fieno, un bue ed un asinello e tenendo un bambino in braccio rievocò la nascita del Bambinello e la leggenda narra che mentre il santo uomo parlava, un cavaliere scorse il vero Gesù Bambino. Giotto raffigurò quest’evento miracoloso nella 13^ scena della Basilica superiore di Assisi verso il 1295.
Da allora in poi la tradizione della di rappresentare la nascita di Gesù si estese in tutto il mondo cristiano.
Il presepe approda a Napoli nel 1700
A Napoli questa tradizione trovò un terreno fertile che ebbe il suo massimo splendore quando Carlo III di Borbone divenne re di Napoli. Quando cominciarono gli scavi di Pompei ed Ercolano, l’arte presepiale prende in indirizzo preciso e al posto della Grotta compaiono i ruderi dei monumenti romani, che un po’ rappresentano anche la sconfitta del paganesimo.
Questo modello incontrò l’incondizionato consenso popolare, e oltre a soddisfare gli intendimenti moralistici ci fu un’esplosione dell’esuberante fantasia popolare finì col far passare in secondo piano ogni intento pedagogico religioso. Perfino il poeta tedesco Goethe, nel suo “Viaggio in Italia” nel 1787 così ne parla:
Ecco il momento di accennare ad un altro svago che è caratteristico dei napoletani, il Presepe…. Si costruisce un paesaggio con una capanna, tutto adorno di alberi e di alberelli sempre verdi; e lì ci si mette la Madonna, il Bambino Gesù e tutti i personaggi, compresi quelli che si librano in aria, sontuosamente vestiti per la festa….. Ma ciò che conferisce a tutto lo spettacolo una nota di grazia incomparabile è lo sfondo, in cui s’incornicia il Vesuvio coi suoi dintorni.
La struttura del presepe napoletano
Il presepe napoletano, anche se sembra una costruzione fatta a caso, seguiva rigidi schemi, caratterizzato dal classico ‘scoglio’, lo scheletro, realizzato in legno, sughero, cartapesta, gesso; è concepito con primi, secondi piani e “lontananze”. I personaggi che lo popolano sono rigidamente catalogati: la Natività, l’annuncio ai pastori, il corteo degli orientali, la taverna, il cacciatore, il frate, la castagnara, l’arrotino, la zingara, il pezzente, il cieco, lo storpio, il macellaio. A questi pastori che rappresentano tutto il popolo napoletano fa da contrapposizione la ricchezza, lo sfoggio e lo sfarzo dei tre magi con il loro seguito: il georgiano con il levriero, il moro che porta altri doni, eccetera. Per realizzare quest’arte, concorsero artisti della più diversa provenienza; pittori, scultori, architetti, modellatori di porcellana, sarti. Quali autori di testine si distinsero gli scultori Matteo e Felice Bottiglieri, Domenico Antonio Vaccaro, NicolaSomma, Francesco Celentano.
Un cenno a parte merita Giuseppe Sammartino un famoso scultore napoletano del 700 con il fratello Gennaro.
Una presepe per casa
A Natale ogni casa, ogni chiesa aveva il suo presepe e fra i nobili ed i ricchi c’era una vera competizione a chi lo faceva più sontuoso. Era una passione che coinvolgeva l’intera città: dai giorni precedenti il Natale fino al 2 di febbraio, festa della Candelora, giorno in cui le composizioni erano smontate, aristocratici e borghesi facevano a gara per assicurarsi l’artista più bravo, e durante le feste natalizie si andava casa per casa ad ammirare i presepi degli altri. C’erano delle vere gare ed i giornali davano notizia dei migliori.
Artigiani specializzati, i pastorai, creavano vere opere d’arte in miniatura, le osterie, le stalle dei pastori e tutto quanto la fantasia sapeva creare.
I pastorai per adattare le loro opere alla nuova destinazione delle case private, che non sempre disponevano di grandi spazi, ne ridussero notevolmente le dimensioni. I pastori napoletani sono costruiti con una tecnica che prevede un corpo con un’anima di metallo, piegabile a piacimento, e poi estremamente malleabile che consente di ritrarre in maniera perfetta tutti i tipi di napoletani. Oggi alcuni pastorai producono anche pastori che rispecchiano le personalità dei nostri tempi, da Totò a Peppino fino ahimè a molti politici attuali! quindi non c’è da meravigliarsi se si trovano personalità conosciute della politica o dello spettacolo sui banchi della caratteristica via San Gregorio Armeno a Napoli, l’unica via in Italia dove esiste il senso unico per i pedoni, tanta è la folla che vi accorre.
Dopo il regno di Ferdinando IV quest’arte cominciò a decadere. La maggior parte dei presepi furono definitivamente smontati, i pastori venduti o dispersi. Di questi autentici capolavori fantastici è rimasto poco. Tra i pochi salvati, va ricordato il magnifico allestimento Cuciniello, donato dallo scrittore Michele Cuciniello alla città di Napoli e conservato nel Museo della Certosa di San Martino.
Ma la decadenza dell’arte presepiale è stata di durata minima, dopo la seconda guerra mondiale con la rinascita della città , il presepe rifiorisce e combatte vigorosamente contro l’invasione degli abeti che costituiscono il classico albero natalizio.
La consacrazione del presepe arriva con la commedia di Eduardo De Filippo: Natale in Casa Cupiello che diventa uno dei protagonisti assoluti del capolavoro edoardiano e la frase simbolo: ” Te piace o presebbio” ormai è universale.